Dignitosa nella valle delle fabbriche,
la vecchia villa persiste, intonacata
d’un giallo tenue e gli sportelli grigi
delle finestre chiusi ad aspettare.
Ricorda quando i bimbi dopo il bagno
correvano nella loggia a piedi nudi,
d’estate, poco prima di dormire.
Giovani platani e vecchi cipressi
ad ala, per dividere il giardino
dall’orto dalle dalie scomparse
in nuove strade, nuove costruzioni.
Sull’amaca giacevan le ragazze,
a farsi dondolare dalle ombre
degli alberi del bosco, traforati
dal sole in cerca di ciclamini.
Mentre nella cucina il rame
splendeva, cerchiando le pareti
e la cappa larga del camino.
Dall’altra parte della casa invece,
dopo il salone delle fotografie
seppia, d’oro di stemmi e di divani,
la cappellina di pochi banchi
e grandi avvenimenti familiari.
Così, lambita dall’asfalto, la villa
sorride adesso d’essere in città,
lei che faceva guardia alla campagna.
Ceretolo, novembre 1999

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